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Lotito, la Lazio e Donald Trump: “Conta la politica del fare”

Il presidente della Lazio Claudio Lotito protagonista della puntata di “Fin che la barca va” di Piero Chiambretti

Il solito Lotito, capace di parlare di tutto e il contrario di tutto. Ospite di Piero Chiambretti nella puntata di “Fin che la barca va” su Rai 3, il presidente del club biancoceleste ha affrontato diversi argomenti. A partire ovviamente dalla squadra di sua proprietà, reduce da un tremendo 5-0 nello scontro diretto con il Bologna: “Penso che l’importante sia rialzarsi. Può capitare a chiunque di cadere, ma avere la volontà e la forza di risollevarsi è fondamentale. Me ne faccio una ragione, perché sono convinto che ci siano le condizioni per poter fare bene“.

Lotito, la Lazio e Donald Trump: “Conta la politica del fare” (Screenshot RaiPlay) – Lalazio.com

Lotito guarda con ottimismo al futuro nonostante il pesante passo falso, ribadendo la sua fede laziale: “Io sono tifoso della Lazio da quando avevo 5 anni e mezzo. Poi mi sono trovato in più occasioni a frequentare lo stadio anche in occasione della Roma, perché mio suocero aveva comprato la società insieme a Sensi. Quindi in 3-4 circostanze sono andato all’Olimpico con loro, questo è un fatto documentale. Posso anche dire però che mio suocero, tifoso della Roma, oggi è diventato laziale“.

Poi la provocazione ai tifosi della Roma: “Perché mi amano i romanisti? Probabilmente vorrebbero un presidente presente con cui sfogare le loro insoddisfazioni. Io faccio da punching ball, anche perché ho il coraggio di assumermi la responsabilità delle mie scelte, pure quando ho la piazza contraria. Questa estate c’erano 10mila persone che avevano manifestato contro, dicendo che Baroni non era l’allenatore giusto, che i giocatori non erano quelli giusti. Poi dopo si sono dovuti ricredere di fronte ai fatti. Come dico sempre, non vendo sogni ma solide realtà. Fatti e non parole“.

Lotito e la vita sotto scorta

Rapporto controverso, quello con la tifoseria laziale. Un amore e odio che lo ha costretto anche a vivere sotto scorta: “Ci sono stati fatti abbastanza gravi che hanno minato la mia incolumità e quella della mia famiglia, tra cui 7 bombe. I responsabili sono delle persone, pseudo-tifosi. Sì, perché tifoso vuol dire appassionato, che segue la propria squadra del cuore senza scadere in comportamenti che non hanno nulla a che vedere con il rispetto delle regole. Poi qualcuno di questi è morto, qualcun altro è stato arrestato. Significa che non avevano un comportamento all’insegna dei valori del calcio“.

Lotito e la vita sotto scorta (Ansa Foto) – Lalazio.com

Sui suoi presunti sonni in Parlamento, Lotito risponde così: “Quando uno parla, o guarda, consuma energia. Succede che io cerco di concentrarmi quando ascolto le cose. Apparentemente sembra che io dorma, in realtà penso. Io ascolto tutto, con questo ho fatto un sacco di trattative vincenti. alle 2 di notte, mi mettevo così, questi pensavo “questo dorme” e parlavano tra di loro“.

A parte questo particolare, Lotito assicura di non avere segreti:Non devo nascondere nulla, la mia forza è questa. L’oracolo di Delfi diceva ‘conosci te stesso’. È la base di tutto. Se ti conosci sai quali sono i tuoi pregi e i tuoi limiti. Qui tutti pensano di poter essere presidente della Repubblica o allenatore della Nazionale. Se sei consapevole dei tuoi mezzi, sai fino a dove ti puoi spingere“.

Lotito, la politica e Donald Trump

A proposito di politica, Lotito parla anche da senatore: “Meglio una coppa europea con la Lazio o un esercito europeo? Sono due cose diverse. Sicuramente nel calcio preferisco un successo della mia squadra. Per quanto riguarda il resto, credo che ogni stato debba dotarsi di un esercito per la propria difesa. Che poi questo venga messo a disposizione dell’Europa penso che sia una soluzione credibile“.

Lotito, la politica e Donald Trump (Ansa Foto) – Lalazio.com

C’è tempo per una battuta su Trump: “Lo reputo una persona del fare, che quando vuole raggiungere un obiettivo usa la sua posizione per poterlo raggiungere“.

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Infine il suo punto di vista sulla manifestazione per la pace: “I politici sono stati gli ispiratori di quella manifestazione. Quel tipo di politica. Penso che non ci sia bisogno di manifestare, ognuno di noi è consapevole di cosa sia giusto. 50mila persone su una popolazione di 67 milioni è una parte residuale. Ci sono molte più di 50mila persone sparse nel resto d’Italia che la pensano ugualmente e non hanno sentito la necessità di presentarsi a Piazza del Popolo e manifestare“.

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Marco Ercole