L’attaccante della Lazio Boulaye Dia è a secco da sette partite. La convocazione del Senegal può aiutarlo a sbloccarsi
Un ritorno alle origini per ritrovare se stesso. Il Senegal lo aspetta a braccia aperte, e Boulaye Dia spera che il viaggio in Africa possa essere la scintilla giusta per risvegliarlo. L’attaccante della Lazio ha risposto alla convocazione della sua nazionale, con cui non scende in campo dallo scorso ottobre, quando segnò nel doppio confronto con il Malawi, valido per le qualificazioni alla prossima Coppa d’Africa.

Poi, lo stop forzato a causa di una presunta malaria (rivelatasi una bufala), ma la considerazione nei suoi confronti in patria – come riportato nell’edizione odierna del Corriere dello Sport – non è mai venuta meno.
“In attacco abbiamo giocatori dal grilletto facile come Sadio Mané, Ismaïla Sarr e Boulaye Dia”, scrivono i media locali, entusiasti delle opzioni offensive a disposizione del ct Pape Thiaw. Un entusiasmo che contrasta con la realtà vissuta dal giocatore nella Lazio, reduce da un digiuno che dura da sette partite. Un’astinenza pesante, perché è coincisa con il periodo in cui gli veniva chiesto di caricarsi l’attacco sulle spalle, complice l’assenza del “Taty” Castellanos.
Ma il gol non è arrivato. L’ultima rete in biancoceleste porta la data del 15 febbraio, contro il Napoli: l’ultimo match giocato dall’argentino prima dello stop (escludendo la parentesi col Viktoria Plzen, seguita da una nuova ricaduta). Dia ha provato a invertire la tendenza, ma ha sbagliato occasioni che solitamente non fallisce – in particolare contro Milan, Inter e Venezia – senza riuscire a lasciare il segno.
Dia, adattamento e caccia all’occasione
L’impegno non è mai mancato. Ha continuato ad adattarsi tra il ruolo di centravanti e quello di seconda punta, la soluzione studiata da Baroni per affiancarlo a Castellanos. A seconda dell’assetto e del compagno di reparto, si è mosso più avanti o più indietro, ma il risultato non è cambiato.

Zero gol nelle ultime sette partite, fermo a quota 9 stagionali con la Lazio (11 se si considerano anche i 2 segnati in Coppa Italia con la Salernitana), di cui 7 in Serie A. Numeri che non rispecchiano il suo potenziale, soprattutto perché il momento della squadra richiedeva un suo step in avanti. Due stagioni fa, alla stessa altezza del campionato con i granata (escludendo la scorsa annata da separato in casa), era già in doppia cifra. Da lui ci si aspetta di più.
L’assenza di Castellanos si prolungherà anche nelle prossime tre gare post-sosta: altrettante opportunità per sbloccarsi e dare un contributo decisivo alla Lazio. Prima, però, il Senegal. Sabato contro il Sudan e mercoledì contro il Togo, Dia avrà due occasioni per ritrovare fiducia e centralità, per sentirsi nuovamente un riferimento.
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Per il suo Paese, il suo periodo difficile non fa testo: il suo talento non è in discussione. E questa ondata di fiducia può essere la spinta giusta per spezzare il digiuno e tornare a Roma con una consapevolezza diversa. È proprio quello che gli serve. Il viaggio in Africa è lungo e dispendioso, ma può rappresentare il punto di svolta. Per tornare a essere Dia.