Il presidente della Lazio Claudio Lotito ha tuonato. “In Italia ormai sono tutti fondi”. I tifosi biancocelesti e gli addetti ai lavori sarebbero contenti se anche il club biancoceleste finisse in mano ad un fondo estero?
L’affondo del presidente della Lazio Claudio Lotito sui fondi che gestiscono le società di calcio ha fatto discutere e diviso l’opinione pubblica. Alcuni tifosi hanno sposato le parole del patron, convinti che la gestione dei fondi non sia compatibile con le ambizioni e l’appartenenza deli tifosi ad un club. Altri hanno invece criticato le sue dichiarazioni, convinti che il futuro del calcio italiano e generale sia rappresentato proprio dai cosiddetti fondi esteri, in grado di investire somme importanti sui club e renderli sempre più competitivi.

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Intervenendo ad un congresso alla Luiss, il patron biancoceleste ha ribadito un concetto a lui particolarmente caro: “In Italia ormai sono tutti fondi. Fatevi una domanda e datevi una risposta. Allora c’è qualcosa che non funziona, no? Siamo rimasti, di fatto, io e Aurelio (De Laurentiis ndr.), poi Cagliari di Giulini e il Torino di Urbano e pochi altri. Il calcio italiano dove andrà a finire? Non è più italiano, sono tutti americani e perché si parla di calcio italiano?”. Ma cosa ne pensano tifosi e addetti ai lavori vicini alla Lazio? Sarebbero contenti di vedere anche la società biancoceleste passare di mano ed essere gestita da un fondo di investimento?
“No ai fondi stranieri: guardate che casino hanno combinato altrove”
“Io personalmente sono contro i fondi stranieri”, parte Paolo Signorelli. “Non mi sono mai piaciuti e non credo ad una Lazio in mano ad una proprietà straniera. Il calcio sta andando verso quella direzione, ma a me non entusiasma”. Ancora più netto il pensiero di Emanuele Artibani. “No. Secco. Oltre al No, c’è anche un non esiste proprio”, dichiara. “Non voglio finire in mano a un fondo estero, e ti dico perché: non credo, e non ho mai creduto, che la Lazio sia una squadra davvero appetibile per un investitore straniero serio. Casomai lo è per uno speculatore, e qui c’è tutta la differenza del mondo. Un fondo non entra per amore, entra per moltiplicare soldi. Non cerca identità, cerca plusvalenze. Non costruisce, massimizza e poi esce. La Lazio, invece, è un’identità, un popolo, un’anima. Non è una startup da rivendere tra cinque anni”.

Emanuele Artibani porta alla luce degli esempi recenti di fondi esteri che sono entrati nel calcio italiano: “Il Milan, passato dal fondo Elliott a RedBird: trofei zero, strategia confusa, e tifosi sempre più disillusi. La Sampdoria con Ferrero prima e poi il caos con gli investitori stranieri: retrocessa, quasi fallita, salvata per miracolo. Il Parma, comprato da un fondo americano, smantellato e retrocesso subito. Lo Spezia, presa da un fondo americano e… retrocessa pure lei. E vogliamo parlare di come stanno messe le società italiane in mano a chi guarda i numeri e non la maglia?”.
“Queste operazioni non portano passione, portano bilanci. La Lazio non è un’operazione finanziaria. È sangue, bandiera, memoria, orgoglio. E per quanto uno possa avere divergenze con Lotito – e io ne ho tante – devo riconoscere che in un calcio dove le società cambiano proprietario come le figurine, la Lazio è rimasta una delle poche realtà a conduzione familiare, italiana, con una gestione solida. Meglio criticare un presidente italiano che almeno sai dove trovarlo, piuttosto che inseguire la chimera dell’investitore straniero, che magari nemmeno sa chi è Tommaso Maestrelli”.
“Contro i fondi, ma Lotito…”
Pensiero condiviso anche da Mauro Simoncelli: “Io sono nato e cresciuto con una certa visione del calcio, un gioco che vive della passione della gente, dell’attaccamento ai propri colori, alla propria storia, alle vittorie e alle sconfitte. Un calcio che si deve identificare in certi ideali, che non potranno mai essere associati con qualcosa “di astratto”, qualcosa o qualcuno che non conosce e non ha mai vissuto la storia di quella società e che non potrà mai surrogare quell’amore con delle vittorie”.

Chicco Pedone non si sbilancia: da una parte l’idea di cambiare rispetto alla situazione attuale sembra allettante, ma sui fondi resta cauto: “La presidenza ricca ed italiana è il sogno di ogni tifoso di una squadra nostrana. I fondi difficilmente rappresentano storia e tradizione di una società, elementi cardine di un club da coniugare possibilmente con vittorie e trofei. Il problema di Lotito non sono i risultati ma le idee che sempre meno rappresentano e rispecchiano la SS Lazio. Tuttavia la soluzione del fondo estero non è detto che sia la migliore”.
“Lotito dovrebbe fare come l’Atalanta”
Ma c’è anche chi la vede diversamente. Secondo Enrico De Lellis di Repubblica, Lotito dovrebbe prendere spunto da quanto fatto dal presidente dell’Atalanta Percassi: “Ci sono fondi e fondi come abbiamo visto nel corso di questi anni. I fondi americani fin qui hanno fallito o quasi salvo alcune eccezioni. Lotito è un presidente “vecchio” non a livello anagrafico ma a livello di modi di operare. Mai un aumento di capitale, la società viene gestita con i vari introiti derivanti dalle qualificazioni europee e dai diritti tv. Nel 2025 una gestione del genere ti permette sicuramente di sopravvivere, ti fa togliere qualche sfizio ma non è competitiva per puntare a traguardi importanti. Lotito dovrebbe fare come la famiglia Percassi: restare al timone della società ma trovandosi un socio che disponga di molti soldi da poter far accrescere la squadra. Sarebbe una mossa intelligente per il presente ma soprattutto per il futuro”.

Pensiero simile a quello di Leonardo Conca: “Non vedo l’ora di vedere una Lazio senza Lotito, perché credo che la società abbia bisogno di una gestione diversa per fare il definitivo salto di qualità e competere stabilmente ai massimi livelli, sia in Italia che in Europa. Dopo vent’anni di gestione, è evidente che i limiti strutturali e finanziari del club non permettono di colmare il divario con le big del campionato. Tuttavia, se Lotito dovesse rimanere, credo che la scelta più intelligente sarebbe quella di prendere esempio da Percassi con l’Atalanta”.
“Affiancarsi a un fondo di investimento potrebbe garantire le risorse necessarie per rafforzare la squadra e migliorare l’infrastruttura societaria, mantenendo comunque una guida italiana che garantisca continuità e una gestione sostenibile. Un modello simile permetterebbe alla Lazio di restare competitiva senza stravolgere la propria identità, ma con l’ambizione e i mezzi necessari per crescere ulteriormente”.
W i fondi: “Perchè no?”
Molti invece sarebbero ben disposti ad una Lazio gestita dai fondi stranieri. E’ il caso di Alessandro De Dilectis: “Assolutamente, visto che da sempre questa società si è dimostrata indifferente alle volontà e ai sogni dei tifosi. Ci sarebbero più soldi da investire… E cosa ci sarebbe da perdere?”. Per Andrea Iustulin, “Piaccia o meno, il calcio va in una direzione e non seguire la corrente significa automaticamente chiamarsi fuori da determinati meccanismi. In questo momento la Lazio è come una vettura potente non sfruttata al massimo delle proprie potenzialità. In attesa (temo eterna) di un benefattore a credito illimitato, mi accontento di una proprietà con una visione strategica che miri a massimizzare il profitto per portare al limite la capacità di questa realtà”.

“A malincuore – prosegue – bisognerebbe prendere realmente spunto da realtà similari ma più virtuose (senza fare nomi) che stanno mostrando la strada da percorrere. Raggiunto l’apice chissà, magari qualcuno più ambizioso potrebbe anche bussare alla porta”. Favorevole ai fondi, anche James Wilson: “Sì,sono favorevole perché il calcio sta andando in questa direzione e in tal senso, per cercare di essere competitivi ad alti livelli ,e’ necessario prendere in considerazione questa soluzione. Allo stesso tempo ritengo sia opportuno valutare e verificare con attenzione che ci siano i giusti presupposti senza fare salti nel buio, perché potrebbe non essere tutto oro quello che luccica. Ovviamente, come sempre e’ stato, saremo noi tifosi a salvaguardare e tutelare la tradizione e l’identità della nostra Lazio,e tutti quei valori che potrebbero essere eventualmente compromessi con l’ingresso di fondi esteri”.