I fatti, i personaggi e le partite più emozionanti vissute dalla Lazio nella sua storia il 1 aprile. Il giorno della vittoria che vale uno scudetto
Il cross tagliato di Juan Sebastian Veron al centro dell’area di rigore, l’inserimento di Diego Pablo Simeone, che anticipa tutti e devia in rete alla destra del portiere juventino Van der Sar il pallone che spalanca alla Lazio le porte dello scudetto. Una scena iconica, ben impressa nella mente e nei cuori di tutti i tifosi della Lazio. Un momento straordinario che ha trasformato i sogni in realtà, permettendo ai biancocelesti di accorciare ulteriormente le distanze dai bianconeri e credere in modo ancora più concreto allo scudetto. Che sarebbe arrivato un mese e mezzo dopo.
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La vittoria della Lazio a Torino nella sfida contro la Juventus del 1 aprile del 2000 rappresenta il momento più alto e importante della stagione. La squadra di Eriksson, che era stata in vetta per larghi tratti della stagione, aveva subito il sorpasso dei bianconeri e tentava con le unghie e con i denti di rimanere attaccata al treno scudetto.
Un minuto decisivo per lo scudetto
Solo quindici giorni prima, dopo la sconfitta di Verona, i biancocelesti erano sprofondati a meno nove: la vittoria nel derby con la Roma (gol di Nedved e Veron) e il ko dei bianconeri a Milano con il Milan, aveva riportato Simeone e compagni a meno sei dalla Juve, alla vigilia dello scontro diretto. La gara del Delle Alpi, giocata sabato 1 aprile, diventa un crocevia fondamentale per la corsa al titolo.

La Lazio si presenta a Torino senza Marchegiani, Nesta, Favalli, Salas e con Boksic a mezzo servizio. Eppure, nonostante le assenze, gioca una gara di grande intensità e concentrazione, non concedendo nulla agli avversari. Nel primo tempo i biancocelesti creano un paio di occasioni pericolose, tenendo Del Piero e conpagni lontano dall’area laziale. La svolta arriva ad inizio ripresa: Ferrara (già ammonito) strattona Simone Inzaghi e si becca il secondo cartellino giallo. Nell’azione successiva, la Lazio rompe l’equilibrio: gran palla di Veron in area bianconera ed incornata imperiale di Diego Pablo Simeone. “Ho sentito un fuoco dentro di me – ha raccontato recentemente, ricordando quel gol – una forza che mi diceva di spingermi in area. Fu un gol bello ed importante, che ha riaperto la corsa scudetto”.
A fine partita Simeone corre sotto i tifosi della Lazio indicando con le tre dita i punti che separavano la Lazio dalla Juventus: meno tre a sette turni dalla fine. Per la Lazio inizia un nuovo campionato: esaltante, emozionante e ricco di pathos, che si chiuderà il 14 maggio con la vittoria del secondo scudetto della storia biancoceleste. Un titolo estremamente meritato, arrivato anche (se non soprattutto) grazie al successo nello scontro diretto con la Juve.
1 Aprile, addio a Giorgio Chinaglia
Dodici anni dopo il successo di Torino, il mondo biancoceleste piange la scomparsa della sua bandiera più grande. Il giocatore che, in occasione dei festeggiamenti per il centenario della società, venne premiato dai tifosi come il “laziale del secolo”. Giorgio Chinaglia scompare a Naples il 1 aprile del 2012, lasciando di stucco tutti i tifosi. Nella sua vita ha incarnato lo spirito di un guerriero indomito, che non si è mai lasciato abbattere dalle difficoltà. È stato l’artefice del primo scudetto, il capocannoniere della squadra, uno dei leader dei due spogliatoi di Tor di Quinto, un trascinatore unico capace di risvegliare un intero popolo da un torpore che si era abbattuto sul mondo laziale dopo gli anni sessanta.

Chinaglia è stato in grado di far uscire fuori la vera essenza della Lazialità attraverso i gol, le sue prestazioni e i comportamenti da leader e guerriero mai domo. I laziali lo hanno amato, idolatrato, si sono affidati a lui per tornare a recitare un ruolo da protagonisti in Italia e in Europa; gli hanno perdonato l’addio improvviso, la sfortunata avventura da presidente ed il ritorno nei primi anni duemila, quando provò a scalare la Lazio. La vicenda si chiuse in malo modo, ma non ha minimamente intaccato l’amore, il rispetto e la riconoscenza che un intero popolo ha dedicato al suo leader. Che oggi riposa al fianco del suo Maestrelli e del suo amico indissolubile Pino Wilson.