Gli incontri, le sfide, i personaggi e i momenti da ricordare, verificatesi il 6 aprile nella storia della Lazio. Il ricordo di un derby rimasto nella leggenda
Il derby tra Lazio e Roma, giocato sabato 6 aprile 1991 verrà ricordato per anni. Il match verrà ricordato per sempre come quello in cui l’agonismo ha avuto la meglio sulla tecnica. Dove il carattere dei protagonisti si è dimostrato più importante delle giocate sul campo. Dove i laziali (ma anche alcuni romanisti) hanno picchiato come fabbri in mezzo al campo. Dove al termine della sfida si conteranno più espulsi che gol e dove le risse hanno avuto un ruolo principale.
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Il derby del cucchiaio di Voeller e della zampata di Ruben Sosa. Delle espulsioni di Soldà, Sclosa e Desideri. Di una Lazio che chiude con otto ammoniti. Di una sfida che sembrava destinata a chiudersi con il comodo successo romanista, ma che i biancocelesti hanno quasi rischiato di vincere. Un derby da uomini veri, che i tifosi laziali hanno festeggiato a lungo sugli spalti. Come e più di un successo: un derby giocato il sabato prima di Pasqua e che ancora oggi viene ricordato come “la stracittadina delle risse”.
Fallo fuori area: rigore per la Roma. Scatta la rissa
Per raccontare la partita partiamo prima dalla cronaca spicciola. Dopo un primo tempo di marca laziale (con tante occasioni fallite da Riedle e Sosa) i giallorossi sbloccano il risultato con un calcio di rigore molto discusso. Carboni si invola sulla sinistra a tutta velocità e viene fermato da Bacci poco prima del suo ingresso in area di rigore. E’ un fallo evidente, ma è stato commesso nettamente fuori dai sedici metri. Pairetto, tra lo stupore laziale, indica il dischetto: Voeller batte Fiori con un morbido pallonetto centrale (all’epoca ancora non si chiamavano cucchiai). Da quel momento in poi l’agonismo (già altissimo) prende il sopravvento. I falli non si contano più, così come i cartellini.

Sclosa viene espulso un minuto dopo il gol di Voeller. Il laziale (già ammonito) colpisce Berthold che accentua la caduta. I biancocelesti circondano il tedesco, che viene difeso dai suoi compagni. Prima rissa in campo: Rizzitelli assesta un colpo a Gregucci che cade a terra. Pairetto non vede bene e ammonisce il romanista. I giocatori biancocelesti impazziscono: Ottavio Bianchi per evitare guai peggiori toglie dal campo il suo attaccante. Un minuto più tardi Soldà si fa giustizia da solo: appena Berthold prende palla gli assesta un calcio volante, rischiando di prenderlo in volto: rosso anche per lui. Desideri affronta Soldà e lo spintona: espulso. Si accende una rissa sotto la panchina di Zoff che fatica non poco a tenere a bada i suoi.
Un pareggio insperato: Sosa punisce la Roma
Lazio in nove, Roma in dieci. Da quel momento in poi non è più una gara di calcio: botte da orbi, calci e nervosismo la fanno da padrona. La Lazio in doppia inferiorità ci crede fino alla fine e ottiene il pareggio a nove minuti dallo scadere: Nela si addormenta al limite dell’area giallorossa e si lascia soffiare il pallone da Sergio; scatto velocissimo dell’esterno e cross sul secondo palo dove si avventa Sosa che in spaccata infila Cervone. L’uruguaiano corre impazzito verso la panchina laziale. Ma non fa in tempo a raggiungerla perchè viene fermato da Troglio, Saurini e Orsi che scattano in campo e lo travolgono di affetto e gratitudine per un pareggio importante e strameritato.

I derby di questi anni sono così: ricchi di agonismo e di cattiveria. Con giocatori di gran carattere pronti a gettare il cuore oltre all’ostacolo. Per entrare ancor di più nel clima di quelle partite, leggete il racconto che Angelo Gregucci, stopper di quella Lazio, mi ha fatto, una volta appesi gli scarpini al chiodo. “Quei derby erano speciali. Noi non potevamo permetterci di perderli. Il derby giocato il sabato di Pasqua è la sublimazione di tutti quei sentimenti. Siamo rimasti in nove contro undici, poi in nove contro dieci. Siamo riusciti non solo a tenere il campo nonostante la doppia inferiorità numerica, ma anche a pareggiare e a rischiare di vincere”.
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Gregucci ricorda l’attesa e l’emozione di quelle sfide indimenticabili: “La nostra era una squadra che ha dato prova di grande concentrazione. Noi non potevamo permetterci di perdere quel derby. Eravamo stanchi, disperati, due uomini in meno e sotto di un gol. E mentalmente a pezzi: ci era stato dato un rigore dubbio con un fallo fuori area. Ci erano stati espulsi due giocatori, eppure siamo riusciti a recuperare una gara che tutti pensavano fosse ormai compromessa. Noi ci credevamo sempre. Mai mollare. Il risultato è deciso dagli episodi, ma bisogna sempre rimanere aggrappati al risultato e non perdere mai la testa”.