La partita di oggi potrebbe dire tanto sul futuro della Lazio di Marco Baroni in questo campionato, infatti i biancocelesti sono chiamati a dare un segnale di risveglio dopo le ultime partite
Le sfide tra Lazio e Atalanta sono sempre state caratterizzate da partite aperte, scoppiettanti, piene di gol. Due squadre che in questi anni hanno mostrato una crescita notevole nel panorama del calcio italiano soprattutto nei primi anni dell’avventura di Gasperini sulla panchina neroazzurra, coincisa con l’arrivo di Inzaghi su quella laziale e culminata con la Coppa Italia nel 2019 vinta proprio dai biancocelesti. La vittoria dell’Europa League nello scorso anno ha però indubbiamente lanciato i bergamaschi verso vette più importanti in campo europeo.
Nel panorama calcistico italiano, l’Atalanta di Gian Pietro Gasperini si è imposta come una delle realtà più affascinanti degli ultimi anni. Infatti, nonostante un budget inferiore a quello delle grandi del calcio italiano ed europeo tradizionale, i neroazzurri sono riusciti a ritagliarsi un posto di rilievo proprio grazie alle idee e alle metodologie adottate dal proprio allenatore.
Sempre una sfida divertente
Le partite tra biancocelesti e neroazzurri bergamaschi sono sempre state divertenti e ricche di gol. Sia a Roma che a Bergamo sono state gare giocate nel nome del bel gioco, del riuscire a realizzare un gol in più dell’avversario senza particolari accorgimenti tattici, ma soltanto con la voglia di imporre le proprie di idee piuttosto che fermare quelle altrui. Una rivalità nuova e inattesa per due club che hanno cercato, con mezzi diversi dalle solite grandi, di rompere certi equilibri del calcio italiano.
La Lazio di Lotito, al contrario dell’Atalanta dei Percassi però, non ha mai voluto fare un salto in avanti tra investimenti e costo degli ingaggi, cosa che l’Atalanta, soprattutto dopo l’arrivo della nuova proprietà americana, è riuscita a fare, tanto da arrivare a conquistare una straordinaria Europa League, primo storico trionfo per la città di Bergamo, nella finale dello scorso anno di Dublino, dominata contro il Bayer Leverkusen.
I segreti del Gasp
La squadra allenata da Gasperini ha sempre mantenuto intatti i suoi principi di gioco. Il 3412, adottato da sempre dalle parti di Zingonia, è un vero marchio di fabbrica del tecnico piemontese che, nonostante ogni anno la società decida di vendere qualche giocatore per una plusvalenza fondamentale per il sostentamento della gestione, resta il principio di base del suo calcio. Un movimento perpetuo alla ricerca dell’aggressione continua del portatore di palla, un recuperare più rapidamente possibile il possesso del gioco per puntare dritti alla porta avversaria. Un modulo mandato a memoria nei durissimi allenamenti che il Gasp impone ai suoi giocatori fin dal primo giorno di ritiro, giudicati quasi disumani dai “nuovi arrivati”, ma che portano poi benefici sulla mentalità da tenere per il resto della stagione.
Ecco perchè si è sempre pensato all’Atalanta come alla squadra più europea del calcio italiano. Quest’annata però è particolare, fin dall’inizio sono state tante le voci che vorrebbero l’allenatore dei miracoli al canto del cigno, anche perchè il trionfo europeo dello scorso anno ha veramente chiuso un cerchio di un progetto che molto probabilmente non può prevedere lo scudetto. E allora l’ennesima partecipazione alla Champions League quest’anno si è chiusa in maniera sorprendente ai playoff eliminati dal Bruges, un segnale forte del logorio fisico, ma soprattutto mentale della squadra dei miracoli che, senza più particolari ambizioni di classifica, sembrerebbe aver perso quella ferocia che l’ha sempre contraddistinta. Un motivo in più per la Lazio stasera per realizzare una piccola impresa e riprendere in trasferta quei punti lasciati tra le mura amiche.