La Lazio è chiamata a disputare una gara europea forse più a nord della sua storia di partite valide per le coppe internazionali, un’insidia in più sulla strada di uno storico traguardo
La vittoria contro l’Atalanta a Bergamo non soltanto ha prepotentemente rilanciato la corsa dei biancocelesti per un posto in Champions League della prossima stagione, ma soprattutto è servita come ottimo viatico per questo mini ciclo che vedrà Zaccagni e compagni affrontare giovedì prossimo anche i norvegesi del Bodo/Glimt per i quarti di finale di Europa League, poi il derby domenica sera e il ritorno contro i norvegesi il giovedì successivo.

Il Bodo/Glimt sarà un avversario inedito per il club biancoceleste, ma i norvegesi hanno invece incrociato il loro destino già più volte contro le squadre italiane. Il primo è stato il Napoli, poi il Milan alcuni anni fa, ma soprattutto la Roma ha conosciuto le difficoltà di andare a giocare al Circolo Polare Artico, rimediando figuracce storiche per colpa di condizioni climatiche proibitive, totalmente diverse dalle nostre latitudini e un campo in erba sintetica che comunque resta un’incognita per chi normalmente gioca su prati naturali.
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Una gara piena di insidie
Bodo è una città della Norvegia settentrionale situata nella contea di Nordland, poco oltre il circolo polare artico, dove il sole di mezzanotte è comunque già teoricamente visibile dal 2 giugno. Già questo fa capire dove la Lazio sarà chiamata a conquistarsi la qualificazione a una storica semifinale di Europa League. Il Bodo/Glimt è il fenomeno del momento del calcio norvegese, una squadra che ha saputo più di tutte le altre alle sue latitudini capire e adeguarsi al calcio moderno e, oltre a dominare in Patria, da qualche anno è la compagine che tiene alto il vessillo del calcio norvegese anche in Europa. Mai una squadra nordica si era arrampicata così avanti in coppa europea.
✅ SE JUEGA I Pese a la brutal nevada, la UEFA ha confirmado que el Bodo/Glimt vs Lazio de hoy se va a jugar.
No debería haber problema para la hora del encuentro: para de nevar a las 14:00 horas y el partido es a las 18.45h. pic.twitter.com/vD8j6Z82lC
— Soy Calcio (@SoyCalcio_) April 10, 2025
Ma oltre alle insidie “tecniche” per la Lazio ci saranno tanti altri problemi, a partire dalle condizioni meteo. E’ annunciata infatti una nevicata durante l’orario della partita, con temperature intorno allo zero, ma con il classico vento tipico di quelle parti che acuirà quella percepita di diversi gradi in meno. Una situazione ambientale che ha creato problemi a tutte le squadre che in questi anni hanno affrontato i norvegesi e la Roma ne sa qualcosa.
Anche perchè c’è anche il campo in erba sintetica a creare ulteriori grattacapi ai giocatori non abituati a indossare le scarpette più da calcio a 5 che da calcio a 11. Per di più se si dovesse giocare sotto la neve o comunque in condizioni estreme, come quelle che nella città vicina al Circolo Polare Artico si stanno verificando dalla mattinata con una vera tormenta di neve e un freddo artico davvero pungente. Ma nella riunione tecnica che si è svolta intorno alle 10:30 tra i delegati UEFA e i rappresentanti delle due società è stato spiegato che “al momento non sussistono i presupposti per rinviare il match, a meno che la temperatura non scenda sotto i -15 gradi”.
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Le difficoltà dell’erba sintetica
Il primo in assoluto è stato lo stadio Luzhniki di Mosca, ma anche il Dino Manuzzi di Cesena in Italia è stato tra i precursori in questa scelta. Dal 2006, anno dello sdoganamento della UEFA dei campi in erba sintetica per le squadre delle federazioni affiliate, sono stati certificati 3.437 campi in 149 Paesi. Negli anni la natura e la composizione dell’erba non naturale ha subito cambiamenti e indubbi miglioramenti, ma le differenze restano comunque notevoli. Dal rimbalzo del pallone “diverso”, all’utilizzo di scarpette senza i classici tacchetti degli scarpini da erba naturale. Ma correre, saltare, entrare in scivolata e le cadute sono tutte diverse rispetto alla classica erba, tutte situazioni con le quali un giocatore, abituato al prato classico, deve prendere le misure, se non tecnicamente, sicuramente dal punto di vista mentale.

Tanti studi negli ultimi anni, soprattutto per l’incidenza che ha avuto il campo in erba sintetica sui tornei e le gare amatoriali, che hanno provato a capire se i movimenti sul “sintetico” sono più a rischio infortuni di quelli sull’erba naturale e i risultati sono stati interessanti. Perchè lo sviluppo tecnologico ha sicuramente migliorato il materiale utilizzato per allestire questo genere di campi di nuova generazione ed è stato dimostrato così che non portano sollecitazioni meccaniche troppo diverse rispetto a un campo in erba naturale di pari regolarità in quanto a superficie, ma alcune sollecitazioni maggiori in quanto a traumi distorsivi per la minore scivolosità degli scarpini sul terreno che tendono così a incepparsi.