I fatti, i personaggi, le gare più importanti disputate dalla Lazio il 27 aprile nella sua storia. Il ricordo di un calciatore che non ha saputo confermare le promesse
Il 27 aprile il mondo biancoceleste ricorda il compleanno di un calciatore che non è stato in grado di mantenere le promesse che lo avevano caratterizzato nella sua prima parte di carriera. O forse sarebbe meglio dire, che non è riuscito a confermarle nella sua totalità. Ha esordito giovanissimo, ha vestito la maglia biancoceleste e quella della nazionale Under 21, ma poi si è perso. Nonostante le attese.

Il 27 aprile è anche il giorno in cui Simone Inzaghi ha regalato un dispiacere all’Inter, la squadra che attualmente dirige e che sta provando a portare alla conquista del secondo scudetto consecutivo. Con la maglia della Lazio fu protagonista di un go bello e decisivo nella corsa ad un posto Champions.
27 aprile, tanti auguri a Valerio Fiori
Campione d’Italia con la Lazio Primavera; portiere titolare a diciannove anni in serie A nell’anno più duro per un esordiente; una delle rivelazioni più apprezzate del campionato italiano, titolare dell’Under 21 di Cesare Maldini. Tutto questo prima di inanellare una serie di svarioni che lo portano prima al centro della critica, poi a perdere fiducia in se stesso e il posto in squadra. Ecco l’estrema sintesi della storia biancoceleste di Valerio Fiori. L’esempio più limpido di come si possa passare dalle stelle alle stalle in brevissimo tempo e di come è molto facile “bruciarsi” in una piazza calda ma molto esigente come quella capitolina. Valerio Fiori nasce nelle giovanili della Lodigiani, società con la quale giovanissimo, esordisce in serie C2.

Poi il passaggio nel settore giovanile biancoceleste. Viene allenato e svezzato da Corradini e Santececca, che lo fanno crescere con i loro consigli, e lo affidano alle mani di Juan Carlos Morrone. Con il Gaucho in Primavera vince uno scudetto nel 1987, sconfiggendo in finale al Flaminio il Torino di Vatta, Fuser, Lentini e Bresciani. L’anno dopo si alterna tra Primavera e prima squadra.Nella sagione 88-89, che segna il ritorno della Lazio in serie A, passa definitivamente tra i grandi. Fiori inizia la stagione alle spalle di Silvano Martina, ma in breve tempo lo scalza tra i pali, diventando titolare della squadra. Non ha timore di difendere i pali biancocelesti il giorno in cui Di Canio batte la Roma e permette ai biancocelesti di festeggiare un’attesissima vittoria nel derby.
La papera contro il Torino
Il tecnico Materazzi capisce di avere tra le mani un portiere di sicuro affidamento e decide di dargli fiducia nel momento più caldo della stagione: a otto turni dalla fine e con la Lazio in piena corsa per non retrocedere, diventa titolare fisso, non saltando più neanche un minuto. Sono gare molto accese e difficili. Scontri diretti dall’alto tasso di pericolosità. Ma il giovane Fiori non si lascia intimorire. Anzi, risulta spesso decisivo per il risultato finale. In breve tempo arriva la chiamata in nazionale Under 21 e la conferma in vista delle stagioni successive.

Ma nel corso degli anni Fiori si perde. Un ascesa repentina e un declino ancor più rapido. L’estate del 1992 la Lazio prova in tutti i modi a sostituirlo: prima corteggia Ferron, portiere dell’Atalanta, poi Tacconi, infine Luca Marchegiani. Ma le trattative naufragano e Fiori si ritrova, nonostante sia stato pubblicamente sfiduciato, a difendere i pali laziali per il quinto anno consecutivo. L’ultima stagione laziale risulta però un calvario: Dino Zoff alza lo scudo su di lui, ma i continui errori del portiere, portano il tecnico friulano ad una sostituzione: Nando Orsi diventa titolare; Valerio Fiori (che la Gialappa’s Band ha impietosamente ribattezzato saponetta) suo vice. L’ultima gara coincise con una papera incredibile: in Coppa Italia ocntro il Torino, Fiori si fa passare la palla tra le gambe doppo una punizione innocua di Scifo. L’ultimo errore..
Quando Inzaghi regalò un dispiacere all’Inter
Il 27 aprile del 2003, Simone Inzaghi fu il protagonista assoluto della sfida giocata a San Siro e che vide opporsi Inter e Lazio. A quasi un anno di distanza dalla rete segnata il cinque maggio del 2002 (nel giorno in cui i biancocelesti di Zaccheroni chiusero i sogni scudetti dei nerazzurri), il centravanti dello scudetto fu ancora decisivo con i nerazzurri.

Un gol bello, con uno splendido colpo su assist di Massimo Oddo e che permise alla Lazio di pareggiare la rete messa a segno da Crespo e con la quale i nerazzurri si erano portati in vantaggio. Una rete che risulterà decisiva per la qualificazione in Champions League della squadra allenata da Roberto Mancini.