I biancocelesti hanno bisogno di trovare almeno due gol per sperare nei supplemementari: “C’è un segnale al quale mi aggrappo e che mi fa ben sperare”
Rimontare i due gol di subiti all’andata, evitare di prenderne uno e cercare in tutti i modi di effettuare una piccola, grande impresa. La Lazio aspetta la sfida di ritorno con il Bodo Glimt: un appuntamento con la storia. I biancocelesti vogliono provare a ribaltare il 2-0 subito in Norvegia, attraverso una prestazione eccezionale ed effettuare una rimonta che nella storia biancoceleste si è verificata in pochissime occasioni.
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Il pubblico biancoceleste ci crede: saranno più di cinquantamila i tifosi della Lazio che si presenteranno allo stadio Olimpico per sostenere la squadra e provare a trascinarla in semifinale. “Servirà una notte speciale. Una gara quasi perfetta, nella quale dovrà essere la squadra a trascinare il pubblico e viceversa”, sottolinea Armando Fioretti del Tg56 ai microfoni di Radio Olympia. “Spero in una squadra che attacchi sin da subito e che faccia capire agli avversari che rispetto a sette giorni fa è tutto un altro mondo”.
“La Lazio deve prendere spunto da due gare del passato”
Mauro Simoncelli rievoca due gare storiche del passato: “Vorrei tanto vedere l’atteggiamento della Lazio del derby del sei gennaio del 2005, quando dai gemelli Filippini a Paolo Di Canio, si creò un blocco unico: tanti piccoli guerrieri che hanno subito dato un’impronta alla gara e che hanno fatto capire ai giocatorio avversari che non c’era storia”. Ma la partita sarà lunga e da gestire. “Attenzione – ribadisce – a pensare che devi subito fare gol nei primi minuti. Ricordate la finale di Coppa Italia del 1998 con il Milan? Nel giro di un quarto d’ora quella Lazio fece tre gol. A volte le gare si decidono all’improvviso. L’episodio lo devi anche cercare”.

Serve una gara di spessore. “Mi affido tantissimo a Castellanos. Può essere l’uomo partita”, ribatte Armando Fioretti. “Sarà una gara dove bisognerà attaccare: sarebbe ottimo sbloccare la partita entro i primi quindici minuti. Lo stadio deve essere un fattore: può fare la differenza. Nella nostra storia abbiamo fatto poche rimonte, ma è anche vero che poche volte abbiamo giocato il ritorno in casa. Io ho la sensazione che la squadra stia meglio anche da un punto di vista fisico: Rovella l’ho visto benissimo, anche Dia e altri hanno fatto vedere di essere in progresso”.
“Dia in progresso e non rinuncio mai a Castellanos”
Sulla prestazione dell’attaccante senegalese, il pubblico si è diviso: “Dia l’ho visto meglio dal punto di vista fisico- continua Fioretti – e con Castellanos si sente sicuramente più libero di giocare. In Europa ha fatto benissimo e se la Lazio ha raggiunto i quarti di finale, lo deve anche, se non soprattutto a lui. L’ho visto bene, pimpante fisicamente, meglio dal punto di vista atletico. Pensate anche al gol sbagliato, per colpa degli scarpini maledetti: ma di quell’azione mi prendo il fatto che ci fosse, che fosse presente. Nelle gare precedenti invece, non si era visto mai”.

Quali sono i calciatori su cui puntare? “Io non rinuncio mai a Castellanos, Romagnoli, Guendouzi, Rovella e Isaksen. Pedro preferisco vederlo in campo negli ultimi trenta minuti: può essere decisivo a partita in corso e attenzione: questa può essere anche una gara che si potrà decidere ai tempi supplementari. Quindi serve anche una spinta dalla panchina”.
“Il segnale che regala speranze: Mandas come Ciani”
In una gara come questa bisogna anche aggrapparsi ai segnali. Ad alcuni episodi che nel corso delle sfide ti regalano consapevolezza e speranza. “C’è un segnale forte, al quale mi affido”, continua Armando Fioretti su Radio Olympia. “La parata di Mandas nel finale ci deve dare speranze: sono convinto che quell’intervento sia il segnale che ci tiene ancora in corsa. Ci sono dei segnali che non si possono dimenticare: quella parata di Mandas mi ricorda il gol di testa di Ciani con il Siena al 93′ del primo turno di Coppa Italia nel 2013. Non si poteva gettare tutto alle ortiche quel giorno, e non si può non pensare che quella parata sia un segnale. Dobbiamo ripartire da li”.

Ottimismo, e consapevolezza nei propri mezzi. “Non l’avremmo mai detto all’inizio, ma questa squadra può portarci nella storia. Tolto il periodo di Cragnotti, solo la Lazio di Mancini è arrivata in semifinale nel 2003. Viviamoci questo sogno: in Europa tutto può succedere; nel calcio di oggi le rimonte sono possibili, lo abbiamo visto anche in Chamnpions League. Squadre che sembravano ormai fuori, hanno lottato fino alla fine, sfiorando delle imprese che erano oggettivamente più complicate di quella che teoricamente la Lazio è chiamata a provare a fare domani. Quindi approcciamo a questa gara con ottimismo e con la voglia di scrivere una bella pagina di storia”.